Alluminio: la scarsità di piogge manda in crisi la produzione cinese

Ancora una volta la produzione cinese di alluminio si trova in una situazione di fragilità. In questo caso, il problema è dovuto principalmente a una crisi di approvvigionamento energetico nell’area sud-occidentale del Paese. La provincia dello Yunnan, il centro di produzione dell’alluminio della Cina meridionale, sta riducendo la produzione del metallo a causa di una grave carenza d’acqua. Questa  ha a sua volta ostacolato la fornitura di energia idroelettrica della zona. Al momento, l’impatto di questa situazione sul prezzo globale dell’alluminio rimane sconosciuto.

Secondo quanto riferito, la capacità di generazione di energia idroelettrica nella zona è notevolmente diminuita. In risposta, il mese scorso i leader provinciali hanno inviato un avviso alla Yunnan Aluminum, invitandola a ridurre il consumo di energia, il che potrebbe avere un impatto sull’indice dei prezzi dell’alluminio, vista l’importanza della produzione locale. La Yunnan Aluminum è una delle principali fonderie della provincia, anche se non l’unica. Finora, la provincia ha chiesto alle fonderie di alluminio di ridurre la produzione in tre diverse occasioni dallo scorso autunno: del 10% a settembre, poi del 20% e, più recentemente, del 40%. Un taglio veramente notevole.

Questo problema si presenta in un momento in cui la Cina si sta ancora riprendendo dalle restrizioni della COVID-19. La ripresa economica sembra imminente e questo porterà a un aumento della domanda di materie prime, fra cui l’alluminio. In caso di successo, molti esperti ritengono che questa ripresa si tradurrà in un aumento della domanda di metalli come l’alluminio.

Il ruolo della Cina come principale consumatore e produttore influisce sicuramente sul prezzo dell’alluminio

A febbraio, l’attività manifatturiera della seconda economia mondiale ha continuato ad espandersi al ritmo più veloce in più di un decennio. Tra l’altro, la Cina è sia il più grande produttore che il più grande consumatore di alluminio al mondo. Pertanto, sia le notizie positive che quelle negative provenienti dal Paese possono influenzare drasticamente i prezzi dell’alluminio.

Secondo l’Amministrazione Generale delle Dogane, la Cina ha importato la cifra record di 374.321 tonnellate nel periodo gennaio-febbraio di quest’anno. Ciò rappresenta un aumento dell’11,3% rispetto all’anno precedente, sottolineando la pressione che la Cina esercita sul pedale dell’acceleratore.

Nonostante ciò, il prezzo globale dell’alluminio in questi due mesi ha reso le importazioni poco attraenti. Ad esempio, il contratto di riferimento per l’alluminio al London Metal Exchange ha registrato una media mensile di 2.644 dollari per tonnellata a gennaio, la più alta dal maggio 2022. A questo è seguito un calo fino a una media di 2.373 dollari la tonnellata a febbraio.

Secondo la Reuters, la maggior parte delle importazioni cinesi proveniva dalla Russia. In effetti, le importazioni dalla Russia sono più che triplicate nei due mesi, con un’impennata del 266,2%.
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La Cina potrebbe decidere di spostare la produzione all’estero
Con province come lo Yunnan alle prese con l’ennesima crisi energetica, le principali fonderie di alluminio cinesi continuano a prendere in considerazione la possibilità di spostare parte della loro capacità produttiva all’estero, soprattutto in Indonesia. Secondo un rapporto di SandP Global, la mossa, se adottata, arriverebbe al momento giusto per la Cina. Infatti, l’Indonesia ha in programma di vietare l’esportazione della materia prima principale, la bauxite, a partire dal prossimo giugno.

Lo scorso anno, la Cina ha rappresentato circa il 59% della produzione globale di alluminio primario. Sebbene le autorità del Paese abbiano fissato un tetto massimo per la produzione di alluminio a 45 MTA, l’anno scorso ha sfiorato questa cifra. Quest’anno, alcuni esperti prevedono che la domanda sarà molto più alta e l’indice dei prezzi dell’alluminio fluttuerà. Ciò potrebbe significare un aumento della produzione di alluminio o una maggiore dipendenza dalle importazioni.

Naturalmente, la riduzione delle precipitazioni e i conseguenti tagli all’acqua non aiutano l’industria. Si parla già di ulteriori carenze di energia elettrica per il resto del 2023. Lo Yunnan sta cercando di investire nelle energie pulite, ma se questo tentativo non riuscisse le aziende avranno solo un’opzione: rilocalizzarsi la dove l’energia è abbondante ee non dipende dalle piogge.

Fonte: scenarieconomici.it

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